Luca Puglisi

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DeepSeek: l’AI cinese che sta rivoluzionando il mondo tecnologico, economico e geopolitico

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L’arrivo di DeepSeek-R1, il nuovo chatbot di intelligenza artificiale cinese basato su un modello di reasoning avanzato, ha scosso il panorama globale. Con un costo notevolmente inferiore, è riuscito a raggiungere le prestazioni di ChatGPT-4, riportando la Cina in prima linea nella corsa tecnologica contro gli Stati Uniti.

L’AI cinese che fa tremare le big tech

DeepSeek non sta solo sfidando OpenAI, ma sta creando turbolenze anche sui mercati finanziari. Le aziende big tech statunitensi hanno subito perdite in borsa e non sono mancate le critiche: DeepSeek è stata accusata di plagio rispetto a ChatGPT, di censura su temi sensibili alla politica cinese e in Italia è già stata bloccata dal Garante della Privacy.

Ma quali sono gli elementi chiave che rendono DeepSeek-R1 così rivoluzionario? Analizziamoli dal punto di vista tecnologico, economico e geopolitico.

DeepSeek-R1: il modello di reasoning che imita il pensiero umano

DeepSeek-R1 si distingue per l’uso della “Chain of Thought”, un metodo che scompone le domande in piccoli problemi da risolvere, simulando un ragionamento umano strutturato. La vera innovazione, però, sta nell’efficienza: il suo addestramento è costato molto meno rispetto a ChatGPT-4, con implicazioni enormi sia a livello tecnologico che economico.

L’abbattimento dei costi

Si stima che ChatGPT-4 abbia richiesto circa 30.000 GPU per l’addestramento, mentre DeepSeek-R1 ha ottenuto risultati simili con poco più di 2.000, utilizzando anche hardware meno potente. Questo ha permesso alla High-Flyer, azienda che ha finanziato il progetto, di investire solo 5-6 milioni di dollari contro i 100 milioni spesi per ChatGPT-4.

L’arma segreta di DeepSeek: il Reinforcement Learning

A differenza di ChatGPT-4, che si basa su un’ampia fase di Supervised Fine-Tuning (SFT), DeepSeek-R1 ha adottato un approccio innovativo: il Reinforcement Learning (apprendimento per rinforzo) come metodo principale. In questo modo, il modello apprende valutando e confrontando diverse risposte, riducendo drasticamente la necessità di supervisione umana e abbattendo i costi computazionali.

Un’altra caratteristica chiave è l’uso del “Mixture of Experts”, che attiva solo i parametri necessari per ogni risposta, riducendo il carico di calcolo. Il risultato? Un chatbot più efficiente e meno dipendente dall’hardware avanzato.

L’impatto sull’economia e sulla geopolitica

L’efficienza di DeepSeek-R1 ha avuto un impatto diretto su Nvidia, il principale produttore di GPU, che ha perso 600 miliardi di dollari in borsa. Inoltre, ha dimostrato che aziende più piccole possono competere con i giganti della Silicon Valley, mettendo in crisi il modello di business di OpenAI, Google e Microsoft.

L’open-source di DeepSeek ha accelerato ulteriormente il cambiamento: il codice è pubblico e in pochi giorni sono nati decine di nuovi chatbot basati su R1. Questo sposta l’ago della bilancia dell’innovazione, dando alla Cina un vantaggio strategico nella corsa all’intelligenza artificiale.

Le ombre su DeepSeek: privacy, censura e dubbi finanziari

Nonostante il successo, DeepSeek presenta alcune problematiche:

  • Privacy: in Italia, il Garante della Privacy ha bloccato la raccolta dei dati da parte di DeepSeek, poiché i server si trovano in Cina e potrebbero violare le normative europee sulla protezione dei dati.
  • Censura: il chatbot evita risposte su temi politici sensibili, come gli eventi di Piazza Tienanmen, limitando la libertà di informazione.
  • Dati finanziari poco chiari: alcuni esperti dubitano che DeepSeek sia stato sviluppato con soli 6 milioni di dollari, sospettando una strategia volta a destabilizzare l’economia occidentale.

DeepSeek-R1 rappresenta una svolta nel mondo dell’intelligenza artificiale, con un impatto che va oltre la tecnologia, toccando economia e geopolitica. La Cina ha dimostrato di poter competere con gli Stati Uniti nonostante le restrizioni sulle esportazioni di GPU, aprendo una nuova fase della corsa all’IA.

Siamo davanti a un nuovo “Sputnik Moment”? Molti esperti lo credono. Resta da vedere come risponderanno le potenze occidentali a questa sfida senza precedenti.